
I Frati minori in Calabria

Buon giorno cari Amici e Accademici, mercoledì 21 maggio 2025 alle ore 18:30 vi sarà la Lectio Magistralis, che si sarebbe dovuta tenere lo scorso anno, del Ch.mo professore Zaffaroni, Emerito di Diritto Penale e Criminologia presso l’Università di Buenos Aires già Giudice della Corte Interamericana dei Diritti Umani e Accademico Onorario dell’Accademia Cosentina.
L’evento Accademico viene organizzato unitamente al Comune di Cosenza e all’Istituto di Studi Penalistici Alimena-UNICAL presso la Sala di Rappresentanza del Comune di Cosenza.
La Lectio Magistralis ha per titolo:
“La pena ha senso?”
Al Chiarissimo Professore Zaffaroni l’Accademia porgerà la Pergamena di Accademico Onorario e il Signor Sindaco di Cosenza, Avv. Franz Caruso, darà il Sigillo della Città.
Vi aspetto.
Grazie.
Il Presidente
Antonio d’Elia
Buongiorno insieme alla Presidente AMMI Cosenza vi aspettiamo per condividere insieme questo pomeriggio, Martedì 20/5/25 presso Ordine dei Medici Cosenza . Tratteremo le nuove e le vecchie dipendenze, un’ emergenza sanitaria e sociale che colpisce la nostra società, le nostre famiglie, i nostri figli. L’evento vede la partecipazione di illustri relatori esperti del settore. Abbiamo bisogno di dare voce informare e sostenere chi si trova in difficoltà .
12 maggio, 2025
Paolo Veltri
Papa Francesco ci ha lasciato. Ne sentiamo tanto la mancanza noi laici, forse ancor più dei fedeli e dei praticanti cattolici. Abbiamo personalmente seguito tutti i suoi passi, dal primo Buona sera all’ultima apparizione col poncho. È stato un papa straordinario: le sue parole per la pace, l’uguaglianza, l’accettazione dei diversi, la sua dottrina evangelica risultavano tanto vicine al nostro sentire comune, come e più dei generici e spesso vuoti proclami provenienti dal mondo della politica. Diciamocela tutta: per tanti di noi è stato il leader che volevamo e che da tanto tempo è assente. Attraverso papa Francesco è come se avessimo trovato un leader carismatico nel Gesù del Vangelo, una guida al nostro quotidiano comportamento a Lui ispirata, fin quasi a sconfinare in una vera e propria accettazione della sola natura umana di Cristo.
Ci siamo illusi che il suo magistero civile – oltreché religioso – ci avrebbe guidato e confortato fino alla fine dei nostri giorni. Naturalmente non poteva essere per sempre. E, ora, è come se fossimo caduti giù dall’alto di una nuvola, quella stessa nuvola sulla quale ci avevano messo le nostre mamme al tempo di Giovanni XXIII, il papa buono, il papa che tramite loro mandava le sue carezze a noi bambini.
Ne abbiamo conosciuti tanti di pontefici e, pur andando la nostra fede scemando col tempo, abbiamo sempre cercato di legare il nostro sentimento religioso – nel termine autentico, ossia di insieme di valori che tengono unite le persone – con quello di coloro che, via via, ne hanno rappresentato la massima espressione temporale. Esprimere giudizi e sentenze non sta a me, che non soltanto non sono esperto vaticanista ma che, ripeto, vivo da laico i valori del cristianesimo espressi da papa Francesco.
Mi limito, perciò, a esprimere personali sensazioni. Un lungo freddo mi ha accompagnato durante gli anni da Paolo VI a Ratzinger, passando anche per il papa santo, nei quali ho identificato aspetti di trascendenza e di dottrina lontani dal sentire comune e, per dipiù, offuscati talvolta da misteri, silenzi, omissioni, barriere impenetrabili.
È stato diverso con papa Bergoglio e viene naturale ora chiedersi: cosa accadrà?
Azzardo qualche considerazione, che sarà probabilmente smentita nel tempo.
Il nome che un papa si dà dice già molto: Leone Magno fu un papa della prima cristianità, quando si scontravano teorie diverse, ciascuna volta ad affermare i dogmi della chiesa. Contrastò diverse eresie: il manicheismo, il monofisismo; fu fiero sostenitore dell’unità delle chiese e conservatore della stretta disciplina ecclesiastica; fu risoluto e deciso nel fermare gli Unni di Attila. Fu, insomma, un papa di notevole statura. Così come lo fu Leone XIII – l’ultimo papa leonino prima di papa Prevost – del cui operato resta centrale l’Enciclica Rerum Novarum, che dettò la dottrina sociale della Chiesa dentro un processo post unitario e dentro uno Stato Vaticano ancora traumatizzato dalla Breccia di Porta Pia e dall’ingresso della modernità.
Leone XIV è agostiniano come lo fu l’intransigente Lutero. Appare risoluto su alcuni grandi temi, quali la lotta alle disuguaglianze sociali – e non pochi segni ha lasciato in lui il suo ruolo pastorale nei 20 anni in Perù -, appare meno risoluto sulle questioni civili quali il sacerdozio femminile e l’omosessualità, ma del resto le forti accelerazioni impresse da papa Francesco sono state più volte frenate se non arrestate dalle resistenze in seno agli episcopati, alla cura cardinalizia e ai grandi della terra.
Con i grandi della terra ho l’impressione che papa Leone avrà miglior feeling di quello apparso nei giorni della scomparsa di papa Francesco, quando hanno voluto farci credere ipocritamente e falsamente che il mondo intero era con lui.
Ai suoi tempi, mi appariva che il papa santo avesse una particolare predilezione per Reagan, non credo che papa Leone l’avrà con Trump e nemmeno con altri leader occidentali. È pur sempre americano, è vero, ma non mi pare persona da assecondare gli umori del radicalismo conservatore di buona parte della chiesa statunitense.
È un matematico e, dunque, non mancheranno nel suo argomentare i richiami alla Critica della ragion pura di kantiana memoria, ma voglio fortemente augurarmi che sia qualcosa in meno – si, proprio in meno! – di quanto blaterano soloni della politica, ossia “è un super laureato, non uno delle chiacchiere a vanvera e del pacifismo da bandiera bianca”. Ne abbiamo fin troppi di teorici che spaccano il capello in quattro.
Come disse papa Giovanni “Quando incontro qualcuno non gli chiedo da dove viene. Non mi interessa. Gli chiedo dove va. Gli chiedo se posso fare un pezzo di strada assieme a lui”. Il papa che da laico vorrei è evangelico, è un papa che unisce alla ragion pura la ragion pratica, che parla da pastore e non da inquisitore. Tutto questo voleva papa Francesco. Non ha realizzato molto di ciò che propugnava, forse perché era tropo radicale.
Ci riuscirà il suo successore? Ci proverà? Non lo so.
Da qui a giugno ci saranno almeno 5 iniziative di rilievo: *24 APRILE* presso Libreria Ubik di Cosenza, ore 18,00 Conferenza sugli _Albanesi_ in Calabria, con il Prof. Francesco Altimari, già Unical, *27 APRILE* presso Biblioteca di Lappano conferenza di Romilio Iusi su _don Luigi Magnelli_ a 100 anni dalla nascita. *27 MAGGIO* presso Libreria Ubik di Cosenza, ore 18,00 Discussione sul libro _Gli Ebrei in Calabria_ di e con Vincenzo Villella. *10 GIUGNO* A Pianette di Rovito o a Cosenza, _La Cristianità è finita?_ Conferenza di don Michele Fortino, *6 oppure 13 oppure 21 GIUGNO* a Rovito oppure a Cosenza presentazione del libro di Giusy Staropoli Calafati su Corrado Alvaro.
Martedì 15 aprile è stata ufficialmente inaugurata a Cosenza la nona Free Library dedicata alla Calabria.
Il suddetto presidio culturale si situa presso il Caffè Telesio, nel centro storico di Cosenza, all’interno di un’ elegante sala intitolata per l’occasione a “Coriolano Martirano”, scrittore e intellettuale cosentino che presso il Caffè Telesio era solito incontrare ogni mattina i propri amici dando vita a dei veri e propri ritrovi.
L’intitolazione dello spazio che ospita un ricco patrimonio librario, frutto di donazioni spontanee, ha attirato un folto pubblico e molti amici di Coriolano Martirano, tutti uniti nel ricordo sempre vivo dello scrittore. La serata è stata organizzata, con il sostegno del progetto Cosenza Città che legge 2025, dal Caffè Telesio unitamente all’ Associazione Confluenze, Presidente Francesca Daniele, all’ Associazione Erranze Letterarie, Presidente Veronica Longo Ferriolo e all’ Associazione Culturale Coriolano Martirano, Presidente Francesco Paolo Dodaro. A moderare la serata è stata Antonietta Cozza, socia di Erranze Letterarie nonché Delegata alla Cultura del Comune di Cosenza. Sono inoltre intervenuti il Vicesindaco di Cosenza Maria Locanto e il Consigliere con delega al Centro Storico Francesco Alimena per un indirizzo di saluti.
Tutto nasce da un progetto del Municipio Bruzio dal titolo “I libri che camminano. Le Free Library avamposti di resistenza culturale e civile” che, attraverso l’ incontro con l’Associazione Erranze Letterarie ha portato alla creazione di tante Free Library sparse per la città. In quella creata ieri sarà possibile lasciare libri e consultare quelli già presenti nell’ottica di un polo culturale aperto a tutti. Nel corso della partecipata manifestazione hanno preso la parola, oltre ai Presidenti delle realtà associative coinvolte, anche Assunta Morrone per l’Associazione Erranze Letterarie e Maria Cristina Parise in rappresentanza della famiglia Martirano. Rodolfo Perri, Annarita Femia, Marie-José D’alessandro, Brunella D’Angelo, tutti soci dell’Associazione Confluenze hanno curato delle letture scelte tratte da volumi selezionati per l’occasione. Molto apprezzato il dono da parte dell’avvocato e artista Giampiero Scola di un ritratto di Coriolano Martirano che è stato collocato sotto la targa recante il nome dell’intellettuale nella sala a lui dedicata. Come ricordato da Francesco Paolo Dodaro, Presidente dell’Associazione Culturale Coriolano Martirano, l’evento ha puntato sia alla commemorazione di un concittadino illustre sia alla salvaguardia della “Memoria dei luoghi e delle persone che in essi sono passati”, un elemento questo di basilare importanza per la storia cittadina che proprio dalle persone e dalle loro azioni, anche piccole e quotidiane, trae la propria essenza più vera.
Gli artigiani nella storia in un libro di Giuseppe Giraldi – Servizio di Franco Bartucci
“I RACCONTI DEGLI ARTIGIANI – un viaggio nel tempo e nella storia”, è un libro di Giuseppe Giraldi, edito dalla Bartolina Edizioni Digitali, presentato nella sala Tokyo del Museo del Presente di Rende, alla presenza di un folto pubblico attratto dal libro, ma soprattutto dall’autore, notissimo ed apprezzata figura nella città di Rende, sede dell’Università della Calabria, dove ha prestato fin quasi dalla sua apertura la propria attività lavorativa, ma assumendo negli anni, come socialista “doc”, varie funzioni sociali e politiche, cominciando da quella di segretario del sindacato interno della Uil, componente del Consiglio di amministrazione dell’Università nell’anno accademico 1979/89, in rappresentanza degli studenti, e negli anni 1999/2001 in Senato Accademico in rappresentanza del personale non docente. E’ stato finanche vice presidente del Cies (Centro di ingegneria economica e sociale), in rappresentanza della Regione Calabria, insieme al prof. Jaques Guenot, con presidente il prof. Francesco Del Monte; nonché assessore al Comune di Rende, con la delega al personale, servizi sociali, bilancio e programmazione, con Sindaco Franco Casciaro; successivamente con Sindaco Umberto Bernaudo è stato assessore con delega al Centro storico, pari opportunità, risparmio energetico e informazione.
Parlando con lui è facile carpirgli un giudizio su se stesso. Si considera, infatti, una formica operosa. “Se fossimo come le formiche – dice – non ci sarebbero più guerre, avremmo sconfitto la fame nel mondo e saremmo tutti felici”.
Entrato in quiescenza e abbandonati i vari impegni politici e sociali si è dedicato con passione nel dare sfogo ai suoi hobby preferiti come l’agricoltura, la pittura, la poesia e la scrittura, che trova una perfetta sintesi ammirevole, in questo terzo libro dedicato agli artigiani facendo e tracciando un quadro storico nel tempo, attraverso le varie epoche, di questa particolare figura professionale del mondo del lavoro. In questa escursione sulla figura del caro amico e compagno di lavoro Giuseppe Giraldi, Peppino per gli amici, non si possono non citare il suo primo libro che ha curato insieme a Carlo Vercillo nel completare un lavoro inedito lasciato incompiuto da Lunetto Vercillo, nel raccontare: “Rende nel ‘600”; mentre il secondo ha come titolo: “Io e Arintha”.
A presentare il libro nel Museo del Presente, oltre all’autore, sono intervenuti: Matteo Olivieri, Franco Rubino, Ferruccio Stumpo, Nicola Basile, che non hanno fatto mancare le loro testimonianze ed analisi di valutazione sull’opera editoriale e sull’autore che ha saputo descrivere con competenza ed amore un mestiere entrato nella storia economica tra quelli di maggiore prestigio. Tutto ciò Giuseppe Giraldi lo ha raccontato fin dai suoi primordi dell’umanità ai nostri giorni.
Dal folto pubblico intervenuto alla manifestazione di presentazione del libro, che ha riempito tutti i posti a sedere della sala Tokio del Museo del presente, abbiamo compreso oltre che l’interesse sui contenuti dell’opera editoriale un rapporto di stima ed amicizia verso il suo autore, confermando di essere in questo caso un cittadino “doc” di Rende, dopo quello di aver fatto parte di un partito socialista roccaforte del comune di Rende per effetto dell’influenza della famiglia Principe, padre e figlio, Francesco e Sandro, negli anni “d’oro”.
Entrando nei contenuti del libro scopriamo che in circa 170 pagine, con una introduzione e una lettera indirizzata a chi legge, a firma di Gigetto Carpanzano, acquisiamo consapevolezza storica e culturale della figura di artigiano da amare, rispettare per tradizione familiare e alta professionalità, parte integrante della società in ogni epoca. In questo percorso ci aiuta la sinossi collocata nelle ultime pagine del libro, che l’autore ha dedicato al padre, Antonio Giraldi, maestro versatile e completo: contadino, carpentiere, muratore, idraulico, saldatore e impagliatore.
La prima parte inizia dall’assunto che non si può pensare di poter comprendere il futuro che ci attende e le incognite sottese all’avvento dell’intelligenza artificiale, senza prima conoscere il passato. Per questo motivo, si fa esporre, al responsabile di un’organizzazione di categoria, nel corso di un convegno sull’artigianato, una sintetica relazione sull’evoluzione umana nel tempo. L’intento è quello di mostrare uno spaccato di storia dell’umanità e del ruolo degli artigiani, quali detentori di un talento che ha consentito loro di realizzare oggetti, utili e/o decorativi, fatti completamente a mano o per mezzo soltanto di attrezzi manuali e che comunque, nell’intenzione, erano adatti ad un preciso scopo d’uso. Questa relazione, così intesa, che mira a mettere in evidenza le vicende storiche ed umane degli artigiani, si articola nei seguenti capitoli: 1)la preistoria, 2) La storia antica, 3) La Grecia, 4) Roma, 5) Il medioevo, 6) Dal ‘500 in poi, 7) La situazione dell’Italia meridionale, 8) ‘800 e artigiani in Calabria Citra.
Nella seconda parte, dal titolo LA PAROLA AGLI ARTIGIANI, i rappresentanti dei mestieri oggi più comuni, raccontano, uno per settimana, la loro esperienza di vita professionale e il loro punto di vista sul futuro, anche con riferimento all’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro. Ovviamente i protagonisti dei seminari settimanali sono tutti personaggi della fantasia dell’autore: 1) Domenico Crescione (falegname), 2) Attilio Cannizzaro (Vasaio), 3) Michele Rotella (fabbro), 4) Filippo Barci (Sarto), 5) Simone Scarpetta (Czlzllaio), 6) Elio Trovato (Barbiere), 7) Salvo Comacino (Edile).
-Nella terza parte, dal titolo STORIE NELLA STORIA, sono riportate le vivenze di artigiani che hanno operato in epoche molto distanti e diverse tra loro. L’autore ha raccolto le loro testimonianze, grazie ad una macchina del tempo meravigliosa, la sua immaginazione, che ha usato facendo in modo che le loro storie, seppure avvolte nel manto nebbioso del passato remoto, fossero verosimili e sono quelle di: 1) HURR ( il primitivo); 2) BALTASAR( il fabbro di Babilonia); 3) KALOS (il vasaio di Lipara); 4) LIBORIO (il barbiere tosatore di Roma); 5) RICO e le prime scarpe dell’anno mille; 6) ULTIMO, maestro d’ascia di Cristoforo Colombo; 7) CELESTINA e le camicie Rosse di Garibaldi.
Al termine della manifestazione di presentazione del libro, mentre era dedito a firmare felicissimo per la nutrita partecipazione le copie acquistate con dedica dagli amici e conoscenti che hanno seguito il dibattito, abbiamo raccolto questa dichiarazione: “Mi ha fatto piacere rivedere persone che stimo e che si sono strette attorno a me nel momento in cui, con emozione, ho presentato il mio ultimo libro “I racconti degli artigiani – un viaggio nel tempo e nei mestieri”.
È un libro a cui tengo particolarmente perché tratta di un tema cruciale: ricordare l’importanza del ruolo degli artigiani nello sviluppo civile, sociale ed economico dell’umanità, dai primordi ad oggi e come tutelare la loro presenza nel mondo produttivo per preservare i loro saperi e le tradizioni che custodiscono.
Il mio non è solo un libro di storia e antropologia, ma anche di narrativa, perché contiene 14 racconti in cui faccio parlare gli artigiani delle loro storie di vita, dei loro sentimenti, delle loro emozioni e così facendo restituisco al lettore l’idea del mondo in cui hanno vissuto.
Ringrazio tutti gli intervenuti ma in modo particolare coloro che mi hanno affiancato nella presentazione: Franco Rubino, Matteo Olivieri, Ferruccio Stumpo e Nicola Basile. Poi un grazie particolare all’editore di BARTOLINA Edizioni Digitali e a coloro che sono intervenuti dal pubblico: Giuseppe de Bartolo, Antonello Savaglio e Francesco Bossio”. Franco Bartucci
“I RACCONTI DEGLI ARTIGIANI – un viaggio nel tempo e nella storia”, per la Collana Risvegli della Bartolina – Editoria digitale – Pagine 169, costo 15 Euro – Il libro può essere acquistato presso le librerie Feltrinelli e Mondadori di Cosenza anche online; nonché presso l’edicola della piazzetta di Contrada Commenda di Rende.